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vulcano Cotopaxi, ecuador
AMERICA LATINA,  ECUADOR

I DINTORNI DI QUITO: TRA VULCANI, LAGUNE E NATURA, ECCO IL MEGLIO DELL’ECUADOR CENTRALE

Nei dintorni di Quito c’è di che tenersi occupati per settimane. Ami la natura? Ti piacciono quei posti dove non ti sembra di essere in una macchina macina-turisti? Beh allora forse dovresti prendere in considerazione una vacanza in Ecuador.

In più il paese è piuttosto piccolo, quindi con poche ore di viaggio si possono raggiungere tante chicche. Vedi Quito, i suoi dintorni sono davvero ricchi di bellezze a massimo un paio d’ore d’auto!

ECCO IL MEGLIO DEI DINTORNI DI QUITO

  • Otavalo, con il suo immenso e variopinto mercato
  • la Mitad del Mondo, il punto di passaggio dell’equatore
  • il Vulcan Cotopaxi, che con i suoi 5896mt è uno dei vulcani attivi più alti del mondo,
  • le verdi acque della Laguna di Quilotoa
  • i bagni termali e le cascate di Banos de Agua Santa
  • la splendida natura della Valle di Mindo.

L’ideale sarebbe noleggiare una macchina e fermarsi a dormire almeno una notte in ognuna di queste destinazioni – salvo la MItad del Mondo, per cui basta un breve stop- così da goderseli al meglio.
Ma fatemi raccontare qualcosa di ognuna di loro.

OTAVALO E LA MITAD DEL MUNDO, COSA VEDERE A NORD DI QUITO

A nord di Quito, a circa due ore d’auto, c’è Otavalo, il paese che ospita il più grande mercato andino dell’America Latina di cui vi ho raccontando in un precedente post (leggi qui), mentre con poco più di mezz’ora di strada si raggiunge il “Monumento alla Mitad del Mundo“, costruito a segnare la linea dell’equatore che divide l’emisfero nord dall’emisfero sud.

Oltre a passeggiare attorno al monumento e a portarsi a casa foto di rito mentre si salta da un emisfero all’altro, qui si può visitare il museo Intinan. Al museo vengono spiegati tramite alcuni esperimento gli effetti della gravità all’equatore, inoltre viene data un’infarinatura sulla cultura indigena del paese.

Noi avevamo già fatto tappa alla Mitad del Mundo anni fa e non abbiamo fatto bis, abbiamo invece deciso di dedicarci alla zona sud di Quito, in cui sorge uno dei tanti bellissimi vulcani che caratterizzando il territorio ecuadoriano, il Volcan Cotopaxi.

PARQUE NACIONAL COTOPAXI, TOCCARE IL CIELO CON UN DITO A 5200 MT DI ALTEZZA

Per arrivare da Quito al Parque Nacional Cotopaxi, non essendo automuniti, abbiamo preso un bus dal Terminal Sud Quitumbe, direzione Latacunga, chiedendo all’autista di lasciarci all’entrata del parco. Devo dire che quando il bus ci ha scaricato nel bel mezzo della Panamericana, senza fermate ufficiali o indicazioni per il parco in vista, mi è venuto il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Per fortuna poco dopo abbiamo notato al di là della strada una piccola fila di pick up in attesa. Sono i pick up delle guide del parco che aspettano proprio chi, come noi, arriva a piedi e cerca un mezzo per visitare il parco.

Contrattiamo un pò e ci accordiamo per 50 dollari per tutta la giornata.
C’è anche chi decide di fare l’escursione a piedi piedi, ma si tratterebbe di ben 22 km attraverso il paramo e su per il vulcano. Anche no. Ho letto che nei weekend una volta superato il varco di accesso al parco è molto facile trovare un passaggio, ma siamo nel mezzo della settimana e in bassa stagione, quindi, non volendo rischiare i 22 km a piedi, per una volta facciamo gli splendidi e partiamo a bordo del nostro pick up.

La strada, passata la zona dove si registra il proprio ingresso al parco, inizia a snodarsi lungo il fianco del vulcano, sempre più ripida e sterrata. Il cielo è costellato di nuvolone bianche, ma di tanto in tanto si apre facendoci intravedere la punta del gigante. Ci fermiamo per un paio di stop ad ammirare i cavalli selvatici liberi nell’immenso paramo prima di arrivare al punto di partenza del trekking, alla modica altezza di 4500 mt.

Il rifugio è solo 300 mt più in alto, ma vi assicuro che a quell’altezza, con l’ossigeno rarefatto e la terra vulcanica che scivola sotto le scarpe ad ogni passo, 300 mt di dislivello sembrano molti, molti di più. Si può scegliere se salire dal sentiero “facile” che procede a zig zag, oppure dal sentiero “Rompecorazones”, ovvero spaccacuori…Ovviamente, sotto mia insistenza, optiamo per il primo.

Si sale piano, pochi passi tagliano il fiato quanto uno scatto di corsa, ma la lentezza in questo caso ripaga conio poter ammirare un paesaggio a dir poco mozzafiato: la punta del vulcano imbiancata di neve sopra di noi, il contrasto tra il bianco della neve ed il rosso della terra, le gole scavate dalle vecchie colate di lava e il paesaggio sterminato del paramo sotto di noi. E’ uno spettacolo, una di quelle situazioni in cui ti senti come un puntino in quell’incredibile, infinito quadro che è la Natura. Il vento soffia forte, facendoti sentire chiaramente che qui, a quasi 5000 mt di altezza, sei solo un ospite nel regno degli elementi più estremi…fuoco, neve, vento, sole.

Superiamo il rifugio continuiamo a salire verso l’inizio del ghiacciaio che ricopre buona parte della cima del Cotopaxi ed arriviamo così a 5200 mt a sfiorare la neve, che seppur per noi non è nulla di nuovo, qui ha un fascino tutto diverso. Sarà il contrasto con il rosso della terra ed il blu del cielo, sarà il fatto di sapere che siamo nel punto più alto in cui mai siamo arrivati con le nostre gambe, ma mai la neve ci è sembrata così bella. E se è così per noi, figuratevi per gli ecuadoriani arrivati fino a qui per toccare magari per la prima volta questa fredda “chicca esotica”!

Più in alto, a 5897 metri, la cima del vulcano. Noi non professionisti ci accontentiamo del nostro traguardo e torniamo al nostro pick up. Dopo una breve sosta alla Laguna del Limpiopung, che ci regala anche una delle migliori viste dal basso del Cotopaxi, optiamo per una sosta ristoratrice prima di rientrare a Quito. Così scopriamo “El Rondador”, accoglientissimo ostello e ottimo ristorante dove ci sarebbe tanto piaciuto fermarci per la notte, passando la sera davanti al fuoco acceso e rimirando la sagoma del gigante che si stagli oltre la finestra.

Dobbiamo però rientrare a Quito, quindi e torniamo verso la Panamericana dove, dopo non pochi tentativi e una mia quasi crisi di panico, ormai con il buio riusciamo a far fermare un bus che ci riporta in città. Presi dall’entusiasmo non avevamo proprio considerato che, non esistendo fermate, sarebbe stato molto meglio cercare di farci raccattare da un bus con la luce ancora ben alta in cielo….comunque, tutto è bene ciò che finisce bene, e poco dopo le 9 riapprodiamo a casa stanchi ma felici.

LA LAGUNA DI QUILOTOA, UNO SMERALDO INCASTONATO IN UN VULCANO

Restando a dormire ai piedi del vulcano, la mattina seguente ci si può poi dirigere verso la seconda meraviglia della zona: la Laguna di Quilotoa, un lago dalla acque verde smeraldo formatosi all’interno del cratere di un antico vulcano.

Per arrivare al Quilotoa dal Cotopaxi in auto basterebbero poco meno di due ore, che diventano tre se si deve andare in bus fino a Latacunga e poi da lì prendere un secondo bus fino alla Laguna. C’è da dire che la strada che si inerpica fino alla Laguna, non è delle più agevoli, stretta e piena di curve, ed in questa stagione spesso ammantata da una densa nebbia, che rende veramente difficile vedere più in là di pochi metri e che, purtroppo, spesso arriva a coprire totalmente la laguna.

Noi ci siamo arrivati attorno a mezzogiorno con un macchina in prestito, entrando e uscendo da banchi di nebbia spessi come la panna. Una volta arrivati nell’altipiano di Zumbagua, il cielo pareva essersi aperto..peccato che, mano a mano che ci avvicinavamo alla zona del cratere, la nebbia si è di nuovo infittita. E’ così che arrivati finalmente sul bordo della laguna non si vedeva altro che un denso strato di…nulla!

Chiacchierando con uno degli uomini dai marcati tratti indigeni che camminava con al guinzaglio il suo lama “da fotografia” abbiamo scoperto che in questa stagione per sperare di vedere il cratere sgombro l’unica è fermarsi a dormire in uno degli ostelli a due passi dal cratere o comunque arrivare la mattina molto presto. Moooolto bene. Peccato, perché la Laguna del Quilotoa dev’essere davvero una meraviglia, in più i dintorni del cratere sembrano super carini, pieni di ristorantini e negoziati di artigianato. Peccato che, ammantato dalla nebbia, tutto assuma un aspetto quasi spettrale. Peccato, perché già non vedevo l’ora di ammirare questo smeraldo incastonato tra le montagne.

Decidiamo che oggi che non vale la pena affrontare la discesa nel cratere fino al bordo della laguna ma soprattutto la (pare faticosissima) risalita fino al punto di partenza, fermarci qui 24 in mezzo alla nebbia anche no, è così che con le pive nel sacco ripartiamo lasciando la Laguna del Quilotoa per un prossimo viaggio. Magari se torneremo ci sentiremo abbastanza temerari e affronteremo anche il (pare meraviglioso, a proposito di si dice) trekking di più giorni attorno al lago, il cosiddetto Quilotoa Loop.

Nell’itinerario ideale alla scoperta di questa regione da qui si potrebbe guidare per circa 3 ore (o andare in bus cambiando a Latacunga) fino alla prossima destinazione, che noi abbiamo ampiamente esplorato nel 2013 e che ci era piaciuta tantissimo: Banos de Agua Santa.

BANOS DE AGUA SANTA, TRA TERME E CASCATE

Banos de Agua Santa si trova circa 80 km al sud di Latacunga (o 190 da Quito), ed è famosa per le sue acque termali e la bellissima natura circostante, tra cui la cascata che si trova a pochi km dal centro, “El Paillon del Diablo”, ovvero “il calderone del diavolo”. Il nome rende bene l’idea: la cascata non è altissima ma è davvero impetuosa. Camminando per il sentiero si può arrivare proprio fino a sotto la cascata, fradici naturalmente, ma dall’alto sembra proprio di vedere ribollire un’immenso pentolone immerso nel verde. Bellissima.

Nelle vicinanze di Banos, oltre ad altre cascate, bellissimi sentieri nella natura ed una quantità di attività ad alto tasso di adrenalina (dal rafting allo bune jumping), c’è un posto davvero speciale: Casa del Arbol, o meglio la sua altalena “columpio del fin del mondo”. Legata ad un albero sul bordo di un precipizio, permette letteralmente di volare nel vuoto dall’altezza di 2600 mt. Anche qui, una bella botta di adrenalina, a braccetto con una vista mozzafiato ed una natura esplosiva con lo sfondo di un’altro tra i magnifici vulcani dell’Ecuador, il Tungurahua. Per arrivare alla Casa de Arbol da Banos ci sono circa 30 minuti di bus o 3 ore di camminata (il sentiero parte dal cimitero) in mezzo ad uno spettacolare paesaggio naturale.

Consiglio pro: nel caso vi trovaste in Ecuador per una vacanza non da squattrinati come noi, a Banos si trova il “Luna Runtun” uno bellissimo “spa adventure hotel” accoccolato sulle pendici del vulcano Tungurahua e che beneficia delle sue acque termali, oltre a regalare una splendida vista dall’alto di Banos. Sembra di stare sulle nuvole, letteralmente. E, se l’idea di sorbire un cocktail immersi tra le bolle di acque vulcaniche non è sufficiente allettante, vi posso dire che la cucina è tra le migliori mai provate in Ecuador. Non è economico ma, potendo, ne vale davvero la pena. Loro organizzano anche varie escursioni, la maggior parte si possono fare anche in autonomia, ma dare un occhio alla loro pagina qui può dare una panoramica delle attività e percorsi naturalistici che si possano fare a Banos ( la pagina è in spagnolo, ma rende l’idea).

LA VALLE DI MINDO, REGNO DELLA PACHA MAMA

Ultimo ma non ultimo: Mindo.
Questo paesino a circa un’ora e mezza da Quito, verso ovest, è la quintessenza della pace per chi vuole staccare qualche giorno circondato dalla natura.

Nel bel mezzo dalla rigogliosa foresta nebulare, o “cloud forest” ecuadoriana, il sonnacchioso e tranquillo paesino di Mindo é un invito a lasciarsi andare e rilassarsi nelle braccia della Pacha Mama. Alberi che sembrano usciti dalla preistoria, mariposari con farfalle grandi quanto una mano, uccelli variopinti, cascate: Mindo invita alla contemplazione. Ma non solo, per gli amanti delle attività all’aria aperta qui c’è l’imbarazzo della scelta: gite a cavallo, tubing – ovvero discesa tra le rapide su grossi copertoni- o ancora canopy – ovvero il “volare” sopra le chiome degli alberi attaccato ad un cavo che passa da un lato all’altro della valle. Ce n’è davvero per tutti i gusti ed i giorni corrono veloci.

Noi anni fa avevamo tra l’altro dormito in un eco-lodge che offriva cabanas sull’albero con Jacuzzi, un posto bellissimo, ma ora credo non esista più. Ci sono comunque nella zona molto lodges super accoglienti che, insieme all’accoglienza degli abitanti di Mindo, vi porteranno a non volervene più andare.

Insomma nei dintorni di Quito, oltre che nella capitale stessa (leggi qui per cosa fare a quito), ci sarebbe di che passare almeno un paio di settimane. Ma l’Ecuador è molto di più!
La sua costa, con la “Ruta del Sol” la scenografica strada costiera che porta da Esmeraldas al nord fino a Salinas al sud, vicino alla grande città portuale di Guayaquil, passando per la “fiesterissima” Montanita, la Sierra con Cuenca, città coloniale spesso ai primi posti tra le città con la miglior qualità di vita per un expat, ed ancora le splendide, remote isole Galapagos, culla dell’evoluzione e meta da sogno per tutti gli amati della natura.

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