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RIO DULCE, FINCA TATIN
AMERICA LATINA,  GUATEMALA,  Nature,  PEOPLE,  TRAVEL

GIPSY GUATEMALA D’ACQUA: I CARAIBI DI LIVINGSTON ATTRAVERSO IL RIO DULCE

Dopo aver passato la prima parte del nostro giro guatemalteco sul versante ovest del paese (LEGGI QUI), metaforicamente all’ombra dei suoi maestosi vulcani, decidiamo di attraversare il paese fino al Rio Dulce, un pittoresco fiume che taglia la fitta giungla guatemalteca fino alla costa catraibica. Da Panajachel prenotiamo un van che ci porterà la mattina presto a Città del Guatemala da cui prendere poi il bus di linea Liteua fino a Rio Dulce. Il viaggio è lungo ma tranquillo, e nel pomeriggio arriviamo a Fronteras. Da qui partono le lance che attraversano il canyon Del Río Dulce portando ai vari hotel lungo il fiume o a Livingston, il paese che sorge alla foce del fiume.

Noi abbiamo prenotato 3 notti in una finca in mezzo alla giungla, in un piccolo ramo del Rio Dulce, il rio Tatin, che da appunto il nome alla Finca TatinQui è natura piena, il primo impatto è fino un po’ shockante. Le stanze che ci danno inizialmente sono davvero claustrofobie e decisamente lontane dal corpo centrale, oltre che danno l’idea di essere un perfetto rifugio di insetti vari. Ci sono alcune cabañas, belle ma più care, e due stanze in una spartana casa sull’albero, decisamente più grandi e ariose. Vincono quelle, anche se praticamente tra noi e la foresta c’è solo qualche asse di legno e una zanzariera non perfettamente ermetica. Ma meglio lì che a terra dato che ci dicono che qui girano ragnoni, serpentelli&co… Dormire lí sarà in sé un’esperienza, circondati dallo scrosciare delle piogge notturne e dai suoni della giungla, che è incredibile quanto diventino potenti nel silenzio della notte…ma se all’inizio può essere un po inquietante, dopo poco sembra di essere cullati da una musica ipnotica, rilassante quasi quanto lo sciabordio delle onde del mare.

Di giorno si può passeggiare nella giungla a delle vicine cascatelle e ad una scuola costruita nel mezzo della foresta, da cui si può arrivare anche a una grotta – che noi non abbiamo potuto visitare in quanto allagata dalle piogge- si può fare kayak intorno alla finca o anche attraversando il canyon fino a Livingston, o più semplicemente oziare dondolandosi in amaca sul bordo del fiume. La finca è totalmente isolata, quindi niente uscite serali, ma al ristorante qui si mangia bene, viene servita una cena ‘comunitaria’ per tutti gli ospiti, ottima per conoscere i viaggiatori arrivati come noi in questo angolo sperduto di Eden.

3 giorni contrariamente alle previsioni iniziali scorrono veloci, fino a che arriva il momento di ripartire. Il nostro amico Andrea, che dal Messico ha viaggiato quasi ininterrottamente con noi fino a qui, decide di volare in Colombia, mentre noi vogliamo passare alla prossima tappa, l’Honduras. Per farlo prenotiamo un Van con Tornabè Tours, con sede a La Ceiba, che ci preleverà da Puerto Barrios per farci attraversare via terra la frontiera Guatemala – Honduras.

Decidiamo quindi di passare l’ultima notte a Livingston e approfittiamo dei kayak della Finca per arrivarci attraverso i paesaggi verdissimi e selvaggi del Canyon del Rio Dulce, in cui l’unico suono è il cinguettare degli uccelli tra gli alberi e l’acqua smossa dai nostri remi. Un tragitto di 4 km, un po’ faticoso ma bellissimo, arrivati poi a destinazione la Finca si occupa di consegnarci i bagagli e riportare i kayak alla base. Un pò provati dall’attraversata, molliamo i bagagli nel nostro -delizioso- nuovo hotel, la Casa Rosada, e usciamo per un giretto esplorativo.

Livingston è una cittadina tranquilla affacciata sul Caribe Guatemalteco, ancora relativamente poco turistica e raggiungibile solo via barca, dal Rio Dulce o da Puerto Barrios. Qui, complice anche l’isolamento, si è preservata un’identità culturale unica, quella della popolazione Garifuna. 
I Garifuna sono i discendenti degli schiavi neri arrivati dall’Africa che, mischiatosi con i Caribeni, hanno dato vita a una popolazione che sia come tratti somatici che come cultura ricorda molto l’Africa,  ma con un tocco extra di sabor latino. I Garifuna si trovano oggi soprattutto in questa zona del Guatemala, in Belize e nelle isole del golfo dell’Honduras, e la loro cultura è stata dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità.

Passeggiare per Livingston è come trovarsi di colpo in un’altro paese, non ha nulla a che vedere con il resto del Guatemala. Donnone color ebano con cascate di treccine e ragazzi rasta vagano per le strade piene di case in legno colorato, chiacchierando in una lingua che ancora una volta non ricorda nemmeno lontanamente lo spagnolo. Qua e là fa capolino qualche bel murales che racconta a suon di colore cos’è la cultura Garifuna. Sarebbe bellissimo partecipare ad una delle manifestazioni culturali che periodicamente si tengono qui, ma nel lunedì in cui ci approdiamo noi è tutto molto tranquillo.

In zona si potrebbe andare a visitare Playa Blanca, l’unica bella spiaggia a portata di lancia, dato che per il resto la sabbia è scura così come il mare, oppure fare un giro a 7 Altares, delle cascatelle poco distanti da Livingston, che comunque da sola si sarebbe meritata almeno un giorno in più di permanenza. Ma noi abbiamo già un van prenotato la mattina dopo.
Oramai dopo mesi di viaggio anche il prenotare uno spostamento a due giorni di distanza mi da noia. perché mi da noia arrivare in un posto come Livingston e non poterci restare un giorno in più, se ne ho voglia. E dire che sono sempre stata una gran programmatrice da viaggio!

Facciamo giusto tempo la sera a gustare un Tapado, un’ottima zuppa di pesce in latte di cocco tipica Garifuna, per poi andare a nanna e prepararci al viaggio di 7 ore verso La Ceiba, prima meta che toccheremo in Honduras prima di dedicarci alle belle isole caraibiche di Roatan e Cayos Cochinos.

Abbiamo passato esattamente due settimane in Guatemala e il bilancio è più che positivo. Certo, allungando un pò la permanenza avremmo potuto aggiungere le rovine di Tikal e la vicina Laguna Azul, le cascate di Semuc Champey o anche la zona pacifica del Paredón con le sue spiagge da surf. Ma siamo contenti dell’itinerario scelto, abbiamo avuto esattamente quello di cui avevamo bisogno: una nuova piccola ‘scossa’.

Abbiamo vissuto esperienze che ancora mancavano tra gli ingredienti che si stanno mescolando in questo calderone magico che è il nostro viaggio, in un paese molto differente da tutti gli altri che abbiamo già avuto modo di conoscere in America Latina. Un paese ricco di di tradizioni e con una bellissima natura punteggiata da grandiosi vulcani. Un paese dall’atmosfera serena e rilassata, facile da girare e che, nonostante qualche “warning” letto prima di partire ci è sembrato sicuro e tranquillo, un paese che che, seppure più turistico di quel che ci aspettavamo, riesce a conservare il suo spirito profondamente autentico.

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