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vista dall'alto di Cuenca
AMERICA LATINA,  ECUADOR

GIPSY CUENCA: LOOK EUROPEO, CUORE INCA, SPIRITO LATINO.

Cuenca è spesso descritta come una delle città più belle dell’America Latina. Città patrimonio UNESCO, spesso nella top ten delle città dove vivere come “expat” in sud America, circondata dalle vette delle Ande, Cuenca era nella mia bucket list già ai tempi del mio primo viaggio in Ecuador 6 anni fa.

Se c’è però una cosa che ho imparato, è che in viaggio bisogna essere pronti a stravolgere i propri piani. E così, quando prima di partire per Cuneca la nostra macchina a noleggio è stata tamponata costringendoci a fermarci a Guayaquil per una “remise en forme” – dove Joh, di culo, ha il papà carrozziere- abbiamo interpretato il fatto come un segnale: Cuenca sarebbe stata per il prossimo viaggio in Ecuador.

Da quel momento tra una cosa è l’altra sono passati più di 6 anni ma quale occasione migliore dei nostri 2 mesi qui alla fine del nostro “minitour du monde” per visitare finalmente la bella Cuenca (e pure in compagnia del miglior amico d’infanzia di Johnny, vi presento Armando!)

Cuenca: come arrivare, dove dormire

Cuenca dista circa 3 ore d’auto o di bus, oppure 30 minuti di aereo da Guayaquil. Noi abbiamo in gentile concessione un’auto del papà di Johnny e visto il callo che ci siamo fatti sulle lunghe tratte partiamo baldanzosi, se non fosse che in questo periodo (inizio dicembre) salendo su per le curve che si arrampicano sulle Ande è facile imbattersi in dei banchi di nebbia che nemmeno in Pianura Padana negli anni 80. La trada è bella e per fortuna non trafficata ma un paio di tratti hanno veramente messo a dura prova le abilità da conduttore de mio svagatissimo fidanzato.

A Cuenca c’è l’imbarazzo della scelta tra ostelli, hotel&airbnb, noi come sempre optiamo per uno dei più low cost che si trova comunque nel centro storico, a due passi dalla cattedrale, in una casa antica il cui terrazzo all’ultimo piano mi regala la prima bellissima vista della città dall’alto: tetti rossi, cupole turchesi, palazzi bianchi e chiese di epoca spagnola (dicono più di 50!) disposte ordinatamente a scacchiera sotto il cielo blu delle Ande.

Mangiare a Cuenca

E’ ora di pranzo e il languirono si fa sentire: niente di meglio che provare come prima cosa il famoso “hornado”, il maialino cotto al forno tipico di queste zone. A Cuenca la cucina è parecchio gustosa e ci sono tanti posti dove mangiare ( più sotto ve ne indicherò uno molto speciale) ma, come sempre, quando c’è un mercato noi non possiamo farcelo scappare, esperienza insegna che spesso in America Latina è dove si mangia meglio e, da bravi lowcoster, anche a meno. Cuenca non fa eccezione.

Il mercato di Cuenca è la prima sorpresa di questa città: ancora prima di arrivare alla zona “cibo” mi perdo a naso all’aria tra i banchi della frutta: mille forme, colori, profumi, frutte mai viste né tantomeno assaggiate. Prezzi che ciao, comprerei frutta per un battaglione -e più o meno l’ho fatto, sarò uscita con 10kg di frutta. E poi le venditrici, quasi tutte donne e rigorosamente abbigliate come da tradizione andina con le tipiche stoffe dai colori accesi e l’immancabile cappello in testa.

Ci starei ore, ma lo stomaco brontola ed è momento di darsi da fare con il porcello. Morbido e succulento (mi scusino i veg), accompagnato dal tipico mote, una specie di mais fuori misura, l’hornado era proprio quello che ci voleva per affrontare i km che ci aspettano per il resto della giornata.

Cosa fare a Cuenca

Cuenca è da girare tutta a piedi: il centro è tutto una bomboniera da scoprire passeggiano tra le strade ordinate su cui si affacciano splendide magioni coloniali dai classici colori zuccherosi. A volte troviamo portoni aperti in cui ci intrufoliamo per rimirare gli splendidi cortili. E poi chiese, palazzi imponenti, piazze ariose. Ah, e dolci. Negozietti di dolci ovunque, per la gioia di Joh che si butta sulle tipiche praline multicolor come un orso in astinenza di miele.

Non sto a elencarvi le varie cattedrali, piazze e palazzi da visitare per forza, partite dal Parque Calderon, il parco centrale della città con da un lato la Cattedrale Nuova – quella con le cupole più fotografate e i portoni più wow delle città- e dall’altro quella Vecchia -tutta in bianco- oltre che tutti i palazzi più importanti e “sontuosi”. Da qui andate e vagate. Uno scorcio dopo l’altro la città vi guiderà attraverso il suo centro storico facendovi quasi pensare per un attimo di essere tornati nella nostra vecchia Europa. Hey, solo per un attimo!

Le radici Inca di Cuenca – che all’epoca dell’impero Inca si chiamava Tumibamba- sono profonde e più che evidenti. Nella fisionomia delle persone, negli abiti indossati, nell’artigianato. Una città insieme dal fascino europeo, dal cuore inca ma anche dallo spirito irrimediabilmente latino, che trasuda nella sua atmosfera dolce e lenta e nei sorrisi perennemente stampati sulla faccia dei suoi abitanti.

Vebbè dai sarò brava e per semplificarvi un pò le cose un elenchino ve lo lascio.
Dunque: cosa fare a Cuenca?

  • ovviamente, come detto sopra, girare in lungo e in largo il centro storico
  • di fianco alla cattedrale Nuova, giusto sul suo fianco sinistro, c’è la Plaza de Las Flores, con il suo variopinto mercato indicato da National Geographic tra i migliori 10 mercati di fiori all’aperto del mondo!
  • quartieri storici: El Vado, la zona più vecchia di Cuenca, dove si trova anche il particolarissimo “Prohibido Centro Cultural”, una specie di art/café dal gusto dark…non da tutti, ma dateci un’occhiata! A due passi anche Plaza el Otorongo con i suoi murales vale un passaggio.
  • dal Vado scendere sul lungofiume, el Barranco, una passeggiata di 2 km con alla sinistra alcune delle case più belle di cuenca e a sinistra il Rio Tomebamba
  • Museo&Parque Ancestral Pumapungo, che con un’esposizione storica/antropologica, un parco archeologico e un giardino etnobotanico è il più grande e bel museo della città
  • Museo del Sombrero de Paja Toquilla: per chi non fosse stato visitare Montecristi, paesino lungo la Ruta del Sol dove è nato l’originale cappello “Panama”, qui potrete vedere come nascono i cappelli di paglia più famosi del mondo che, ebbene si siori e siore, originari di Panama non sono
  • Fare un salto al Mirador del Turi, a 10 minuti d’auto dal centro di Cuenca, dove potrai avere una vista dall’alto della città e farti foto da paura su un’altalena che vola nel vuoto vista Cuenca (a pagamento motivo per cui noi, braccini corti da fine viaggio, non abbiamo altalenato)
  • vivere una notte nei locali dell’animata Calle Larga, ricca di locali, pub dove bere un bel boccale di birra artigianale e discoteche più o meno “gringo-oriented”
  • provare la pizza e gli hamburger di platano del Coco’s Café, una versione alternativa e veg di pizza e hamburger fatti con farina di platano. Per gli scettici: provare per credere!
  • pranzare al mercato 10 de Agosto e fare shopping di strepitosa frutta tropicale a prezzi irrisori- ma questo l’avevo già detto!

La “Gringhitudine” di Cuenca

Una nota riguardo alla “gringhitudine” di Cuenca (n.d.r. gringo è il mondo in cui i latini chiamano in modo -più o meno- canzonatorio gli americani, o spesso gli occidentali in generale). Cuenca è la città con il più alto numero di “expat” americani dell’Ecuador, da notare che è spesso anche rientrata nelle classifiche delle miglior città dove vivere da expat e/o pensionato in America Latina. Questo perché è sicura, pulita, tranquilla, economica e con un buon clima. Benissimo direte, e allora perché non vi siete fermati lì?

A parte che siamo decisamente più da mare, la ventata di gringhitudine un pò si fa sentire in città. L’anima latina è sempre li eh, non fraintendetemi, ma è meno prorompente che altrove e a noi -joh per primo e per ovvi motivi-la latinitudine, con i suoi pro e i suoi contro, ci piace proprio un sacco.

Qualche consiglio extra-cittadino: Chordeleg, Parco Nazionale Cajas e le Rovine di Ingapirca

Per concludere un piccolo “extra-città” a circa un’ora di macchina o bus da Cuenca si trova Chordeleg, un piccolo, ameno paesino in mezzo al verde i cui artigiani sono specializzati nella produzione di gioielli in filigrana d’oro e d’argento e di ceramiche. Per chi volesse fare shopping o per gli amenti degli argenti vale la pena fare un salto, l’offerta è verameeeente ampia e fin troppo ripetitiva, ma si possono visitare un paio di laboratori e si possono comprare dei bei gioiellini per davvero pochi dollari. Potendo consiglio di andare la domenica, giorno di mercato, e i mercati sulle Ande sono sempre uno spettacolo!

Cito anche per dovere di cronaca, anche se non non ci siamo stati, queste altre due possibili escursioni da Cuenca -e se non foste macchinati, mi hanno parlato bene di questa agenzia qua:

  • il Parco Nazionale Cajas: una zona ricca di lagune dove vivono molti uccelli e puffosissimi lama (noi ne abbiamo incontrato uno lungo la strada) che scendendo da Cuenca verso Guayaquil attraversa parte di questo bellissimo territorio
  • le rovine di Ingapirca, sito archeologico Inca più importante e ben conservato del paese

E’ così che con Cuenca si conclude il mio racconto dell’Ecuador e, ebbene si, arrivo anche alla fine del nostro lungo viaggio.
Naaaa, non ci credo. Che qualcuno ci sta credendo?
Chissà.
Forse ve ne parlerò nella prossima puntata.

Grazie per essere stati con me fino a qui e, se vi piace quello che avete letto, cliccate sul link e seguiteci anche su TheGipsyGram.

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