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SANTUARIO DE LAS LAJAS ILLUMINATO
AMERICA LATINA,  COLOMBIA

POPAYAN E LAS LAJAS: LA COLOMBIA VERSO LA FRONTIERA ECUADORIANA

Dopo 10 piacevolissimi giorni a Cali (leggi qui) decidiamo che è nuovamente il momento di partire: siamo in Colombia da quasi due mesi, abbiamo lasciato l’Italia da 11 mesi, è il momento di avvicinarci alla nostra ultima tappa, l’Ecuador. Verso sud, ci aspettano ancora alcuni spunti interessanti in territorio colombiano, ovvero Popayan, la città bianca, da cui potremmo partire per alcune “trasferte archeologiche”, e l’affascinante Santuario de Las Lajas.

UNA NOTA SUL CHOCO’

Anche ad Ovest di Cali ci sarebbe altro da esplorare: a poche ore di distanza si trova infatti la provincia del Chocò, dove la giungla fa da padrona arrivando a fondersi con le onde del pacifico. Toccata in minima parte dal turismo, questa è una parte di Colombia ancora prevalentemente selvaggia. Sicuramente l’alto tasso di sbattimento richiesto per raggiungere i suoi punti più interessanti concorre non poco a mantenere il Chocò ancora ammantato dal suo alone di mistero e, detto tra noi, è uno dei motivi che scoraggi anche noi dal raggiungerlo. Aggiungiamo che siamo ormai nella stagione in cui nella zona del Pacifico a queste latitudini è difficile vedere una giornata di sole e il fatto che il tempo a nostra disposizione (o meglio, il budget a nostra disposizione) inizia sempre più ad assottigliarsi, decidiamo di lasciare l’esplorazione del pacifico colombiano ad un prossimo viaggio.

Partiamo quindi da Cali, sempre in bus, diretti a Popayan, capoluogo del dipartimento del Cauca.

POPAYAN E DINTORNI

Popayan ebbe un’importanza strategica in epoca coloniale, trovandosi sulla strada che collegava Cartagena a Quito e poi ancora Lima al sud. Qui si sviluppò così una città grande ricca, considerata tutt’oggi uno dei gioielli architettonici della Colombia. Il centro si gira tranquillamente a piedi ed è caratterizzato da casette basse intonacate con calce candida, come candide sono le chiese ed i palazzi che circondano il cuore della città, il Parque Caldas. La città è rinomata, oltre che per la sua architettura, per il caffè e la buona gastronomia.

Una giornata è più che sufficiente per esplorare Popayan, da qui si potrebbe poi partire per quella che è considerata la più bella rotta archeologica colombiana verso il sito di San Augustin, passando per il Parco Nazionale Naturale del Puracé, dove oltre al vulcano più attivo del paese si trovano le fonti termali di Coconuco, consigliateci da uno degli amici caleni. In alternativa, a nord di San Augustin, si trova anche il sito archeologico di Tierradentro.

Entrambe devono essere molto belle, ma anche qui bisogna affrontare la difficoltà di spostamento tipica di tutta la Colombia e ancor più di queste zone remote che hanno ancora un limitata affluenza turistica.
Per percorrere i (rispettivamente) 140 e 110 km che separano Popayan dalle due località bisogna munirsi di una dose infinita di pazienza, sopportazione agli scossoni ed essere pronti a far passare una giornata per arrivare e altrettanto per tornare. E in più, piove. I locali ci confermano che non la pioggia le strade sono spesso in cattive condizioni quindi…desistiamo. Ebbene si.

Sarà che forse siamo un pò in un momento in cui gli infiniti spostamenti che hanno caratterizzato un pò tutta la nostra discesa dell’America Latina iniziano un pò a pesarci sulle spalle, sarà che anche lontani dal grigiume lombardo meteoropatici lo rimaniamo sempre ed il tempo grigio e piovoso di questi giorni ci lascia attaccata una discreta dose di pigrizia, sarrà anche che Johnny piuttosto che farsi due giorni di viaggio per vedere un sito archeologico credo mi abbandonerebbe nel sud della Colombia….ma decidiamo di proseguire nel nostro avvicinamento alla frontiera con l’Ecuador.

IL SANTUARIO DE LAS LAJAS

C’è solo un’ultima tappa imperdibile, nonché di strada, prima di attraversare il confine che riporterà Johnny alla sua terra natia: il santuario de Las Lajas. Questa spettacolare chiesa sorge a pochi km dalla cittadina di confine di Ipiales, incastonata tra le pareti di un canyon in fondo a cui scorre il fiume Guaitara.

Il santuario, costruito in realtà solo un centinaio di anni fa, prende il posto di una cappella costruita per onorare un dipinto della Vergine del Rosario: la leggenda narra che questo dipinto di origini sconosciute fu scoperto da un’indigena e dalla figlia sordomuta riparatesi in questo angolo di canyon durante una tempesta, e che la bambina riprese a parlare dopo essersi sentita chiamare dalla vergine.

Tra leggende e realtà, di sicuro c’è che questo luogo ha un fascino straordinario. La chiesa barocca, sostenuta dalle imponenti colonne del ponte di pietra che collega le due estremità del canyon, spicca tra il verde della vegetazione, il grigio della roccia e il luccichio del fiume sottostante. Lo spettacolo diventa ancora più magico quando al calare del sole il santuario viene illuminato con un gioco di colori che ne esalta la struttura e che fa brillare le belle vetrate a mosaico.

ARRIVEDERCI, COLOMBIA BELLA…

Sicuramente una chicca e un ottimo modo per dire addio, o meglio, arrivederci, a questo splendido paese, la Colombia, questo paese che tanto avevamo sognato e desiderato conoscere negli ultimi anni, che ci ha regalato due mesi intensi e meravigliosi e che ci fa ripartire già con la voglia di tornarci in un futuro non troppo lontano così da poter esplorare tutto ciò che per un motivo e per l’altro ci siamo lasciati alle spalle: la Guajira, il Chocò, Provincia, il Rio de los 7 Colores, San Augustin….. Ah, Colombia bella, penso proprio che anche qui ci potrei serenamente vivere per un pò!

Non è stata questa la nostra occasione, anche se di tutti i paesi che abbiamo attraversato questo è quello su cui forse puntavamo di più, e in cui sicuramente abbiamo più tenuto i sensi all’era sperando arrivasse un soffio di vento a suggerirci che i posto giusto era lì, vicino a noi. Così non è stato, ma andiamo via sapendo che un giorno torneremo e che allora, forse, il vento ci starà spettando per sussurrarci qualcosa.

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